Il primo benvenuti del 1998


Nell’accingermi a preparare le note sui brani che verranno eseguiti in questo primo ciclo di concerti “VenerdìMusica”, mi sono spesso chiesto se fosse preferibile offrire agli ascoltatori una serie di notizie il più possibile dettagliate sui vari programmi dando per scontato il loro contesto storico, oppure se fosse meglio optare per un rapido e superficiale panorama degli universi musicali in cui questi concerti ci porteranno.
E’ meglio cercare di realizzare delle note tecniche e profonde, che gli addetti ai lavori possano apprezzare e conservare gelosamente nei loro “archivi”, o è meglio scrivere qualcosa di semplice che gli addetti ai lavori conoscono a memoria, ma che possa essere compreso anche da chi non è un abituale frequentatore dei concerti di musica classica?
Confesso che non sono riuscito a trovare una risposta che mi convinca: undici concerti non sono pochi, e lo spazio fisico qui sopra a disposizione non è infinito; oltretutto bisogna tener conto dell’esigenza, nient’affatto trascurabile, di non annoiare chi, attendendo l’inizio delle esecuzioni, passa il tempo sfogliando il programma.
Così ho cercato di assemblare le notizie che possedevo con quelle che i vari interpreti mi hanno fornito, integrandole con quanto mi è parso conveniente ad aiutare gli ascoltatori; le note non redatte da me conservano comunque la firma del loro autore.
Talvolta mi sono soffermato di più sulle notizie riguardanti i brani, altre volte ho cercato di dare qualche ragguaglio più generale sugli autori (specie quando non sono popolarissimi).
Alla luce di questo, è ovvio che spesso ho dovuto schematizzare, tagliare, generalizzare, e mi rendo conto che il risultato non sempre è pienamente ratificabile da parte di chi conosce a fondo gli argomenti trattati. D’altra parte voglio sperare che i colleghi mi perdoneranno qualche semplificazione, se ciò può essere il veicolo per avvicinare anche uno spettatore in più al palcoscenico della musica classica.
Nel nostro Paese c’è un dannato bisogno di creare una cultura in tal senso, e chiunque abbia voglia di avvicinarsi a questo meraviglioso campo artistico “deve essere il benvenuto”, e deve essere accolto con semplicità, cordialità e soprattutto disponibilità.
E’ questo, alla fine, l’intento con cui parte la prima stagione concertistica di Dàmaris, e sarà sempre premura di questa Associazione fare di tutto perché ogni ascoltatore possa sentirsi a suo agio.
Mi scuso quindi se non sempre sono riuscito ad essere chiaro o ad essere esauriente, e confido senz’altro nella comprensione dell’ascoltatore “dotto” verso le molte omissioni che troverà, e nella buona volontà dell’ascoltatore “novizio” di colmare da se’ quelle lacune che queste note inevitabilmente gli lasceranno.
A tutti auguro un sereno e piacevole ascolto.

Rodolfo Alessandrini


Il secondo benvenuti del 1999

La seconda stagione di “VenerdìMusica” presenta un programma vario ed articolato, con molte proposte particolari e di sicuro interesse.
Nello spirito di comunicazione con cui ha già operato lo scorso anno, Dàmaris ha cercato in ogni modo di eliminare quella barriera che troppo spesso divide interpreti e pubblico, musicofili e gente comune, impegnandosi a trasmettere veramente a tutti quelle meravigliose sensazioni che solo l’ascolto della grande musica può offrire.
La piccola ma deliziosa Sala Polivalente de “Il Tempio”, dove si svolgono i concerti e le attività musicali, ha un’atmosfera molto simile a quella degli antichi salotti musicali dove molta della letteratura classica è nata: gli interpreti sono vicinissimi al pubblico, si vedono e si sentono respirare, si percepisce dall’espressione dei loro volti ogni sfumatura dell’esecuzione, e si può vivere con loro la musica in una tensione intellettuale intensa e partecipe.
Nel suo secondo anno di vita, VenerdìMusica ha progettato un cartellone eclettico, con l’intento di prendere le persone per mano e condurle amichevolmente nel cuore della musica. La novità principale di questo secondo ciclo è rappresentata dai sei appuntamenti di “Educazione all’ascolto” che il famoso concertista Norberto Capelli terrà dal 30 ottobre all’11 dicembre. Capelli, che già ha proposto (con ottimi risultati) questo ciclo in numerose località italiane, lascerà le abituali vesti di interprete, cercando di riassumere con parole semplicissime tutti i concetti basilari utili a sviluppare la capacità di comprensione musicale.
Verranno affrontati i principali argomenti: l’organizzazione del pensiero musicale, le forme, i periodi storici e gli stili, fino ad accennare ad alcune delle tecniche compositive contemporanee. Sarà un’occasione irripetibile per chi voglia cercare di migliorare le proprie conoscenze musicali.
L’ingresso è gratuito, cosa che comporta enormi sforzi economici da parte dell’organizzazione, ma che è prova tangibile della volontà di promuovere un’iniziativa davvero aperta e rivolta a tutti.
Come di consueto troverete nelle pagine successive le note sui brani che verranno eseguiti durante i concerti, e di conseguenza si è ripresentato il problema di come strutturare queste notizie e in quale spirito: spiegazioni tecniche ed approfondite per la soddisfazione di chi già conosce, o qualcosa che possa essere compreso anche da chi non frequenta abitualmente i concerti?
Ho pensato di confermare la scelta della semplicità adottata lo scorso anno, non soltanto per una questione di continuità col passato, ma soprattutto perché questo è lo spirito di Dàmaris. Le note sui programmi vogliono essere un aiuto, un promemoria per l’ascoltatore, e l’eccessiva lunghezza o specificità rischierebbero di annoiarlo, oltre che occupare troppo spazio su questo volume.
Così ho redatto ancora queste note unendo le notizie che possedevo con quelle che alcuni interpreti mi hanno fornito, integrandole con quanto mi è parso conveniente ad aiutare l’ascolto; le note non redatte da me conservano comunque la firma dei loro autori.
Come in passato ho dovuto ovviamente schematizzare, tagliare, generalizzare i vari argomenti, e mi rendo conto che non sempre le scelte operate troveranno il consenso degli esperti. Ciò che è stato semplificato, ha il solo scopo di cercare di avvicinare anche un solo spettatore in più alla Musica Classica, con un cordiale “benvenuto, ascolta: è bello, non è difficile!”.
E questo come sempre è l’intento di “VenerdìMusica” e di Dàmaris: far di tutto perché l’ascoltatore possa sentirsi a proprio agio e godere dell’arte.
Mi scuso quindi se non sempre sono riuscito ad essere chiaro ed esauriente, e confido come sempre nella comprensione dell’ascoltatore “dotto” verso le molte omissioni che troverà, e nella buona volontà dell’ascoltatore “novizio” di colmare da se’ quelle lacune che queste note inevitabilmente gli lasceranno.
Auguro a tutti un sereno e piacevole ascolto.

Rodolfo Alessandrini


Il terzo benvenuti del 2000


Siamo arrivati al terzo anno, e VenerdìMusica ormai è una realtà che si sta facendo notare ovunque. La qualità degli artisti che vi hanno partecipato, il taglio nuovo ed originale delle sue proposte, hanno fatto sì che questa iniziativa si distinguesse dalle altre suscitando l’interesse degli addetti ai lavori e degli appassionati. Alla luce di tutto questo, il primo pensiero non può che essere un ringraziamento per Voi che ci avete seguìto con pazienza ed affetto, ed avete costituito per queste serate musicali la ragione di esistere.
Questa terza stagione di VenerdìMusica coincide con l’anniversario dei 300 anni dalla nascita del pianoforte, una ricorrenza così importante da indurci a dedicare un’attenzione maggiore verso questo strumento; ma non abbiamo trascurato il resto, cercando di presentare un programma vario ed articolato, con molte proposte particolari e di sicuro interesse.
Nello spirito di comunicazione con cui ha già operato gli scorsi anni, Dàmaris ha cercato in ogni modo di eliminare quella barriera che troppo spesso divide interpreti e pubblico, musicofili e gente comune, impegnandosi a trasmettere veramente a tutti quelle meravigliose sensazioni che solo l’ascolto della grande musica può offrire. La piccola ma deliziosa Sala Polivalente de “Il Tempio”, dove si svolgono i concerti e le altre attività, ha un’atmosfera molto simile a quella degli antichi salotti musicali dove molta della letteratura classica è nata: gli interpreti sono vicinissimi al pubblico, si vedono e si sentono respirare, si percepisce dall’espressione dei loro volti ogni sfumatura dell’esecuzione, e si può vivere con loro la musica in una tensione intellettuale intensa e partecipe.
Nel suo terzo anno di vita, VenerdìMusica ha continuato a perseguire il suo intento di prendere le persone per mano e condurle amichevolmente nel cuore della musica. Ed ecco che ritroveremo ben dieci appuntamenti di “Educazione all’ascolto” curati da Michaela Zackova Rossi e Valerio Vezzani, nonché da Norberto Capelli che molti di voi già conoscono.
Ma troverete anche altre conferenze estremamente interessanti, da quella sulla musica del novecento di Andrea Nesti, fino allo straordinario appuntamento con la massima autorità italiana di tutti i tempi in campo pianistico, Piero Rattalino, che sarà con noi il 14 gennaio.
Avremo in cartellone nomi molto importanti, fra cui su tutti spicca quello di Marcello Abbado, che ci onorerà della sua presenza nella duplice veste di interprete (assieme alla violinista Farro), e di compositore.
L’ingresso è sempre gratuito, cosa che comporta enormi sforzi economici da parte dell’organizzazione, ma che è prova tangibile della volontà di promuovere un’iniziativa davvero aperta e rivolta a tutti.
Come di consueto troverete qualche parola sui brani che verranno eseguiti durante i concerti, e di conseguenza si è ripresentato il problema di come strutturare queste notizie e in quale spirito: spiegazioni tecniche ed approfondite per la soddisfazione di chi già conosce, o qualcosa che possa essere compreso anche da chi non frequenta abitualmente i concerti?
Ho pensato di confermare la scelta della semplicità adottata gli scorsi anni, non soltanto per una questione di continuità col passato, ma soprattutto perché questo è lo spirito di Dàmaris. Le note sui programmi vogliono essere un aiuto, un promemoria per l’ascoltatore, e l’eccessiva lunghezza o specificità rischierebbero di annoiarlo, oltre che occupare troppo spazio su questo volume.
Così ho redatto ancora queste note unendo le notizie che possedevo con quelle che alcuni interpreti mi hanno fornito, integrandole con quanto mi è parso conveniente ad aiutare l’ascolto; quelle non redatte da me conservano comunque la firma dei loro autori.
Come in passato ho dovuto ovviamente schematizzare, tagliare, generalizzare i vari argomenti, e mi rendo conto che non sempre le scelte operate troveranno il consenso degli esperti. Ciò che è stato semplificato, ha il solo scopo di cercare di avvicinare anche un solo spettatore in più alla Musica Classica, con un cordiale “benvenuto, ascolta: è bello, non è difficile!”.
E questo come sempre è l’intento di “VenerdìMusica” e di Dàmaris: far di tutto perché l’ascoltatore possa sentirsi a proprio agio e godere dell’arte.
Mi scuso quindi se non sempre sono riuscito ad essere chiaro ed esauriente, e confido come al solito nella comprensione dell’ascoltatore “dotto” verso le molte omissioni che troverà, e nella buona volontà dell’ascoltatore “novizio” di colmare da se’ quelle lacune che queste note inevitabilmente gli lasceranno.
Auguro a tutti un sereno e piacevole ascolto.

Rodolfo Alessandrini


2000

Bentornati


Cari amici, siamo giunti al quarto anno di appuntamenti con Venerdìmusica, e siamo qui malgrado le mille difficoltà in uno dei periodi più antimusicali che l'Italia - patria della moderna notazione musicale, patria dell'opera, patria del pianoforte - abbia conosciuto. Saremo ancora insieme, nel saloncino de "Il Tempio", a cantare fuori dal coro dei Media (a cui la musica classica sembra dar solo fastidio), delle tendenze comuni (orientate verso tutt'altro genere di svaghi) e della solita mentalità di cassetta.
Sì, fuori dal coro, proprio come Dàmaris.
Già, Dàmaris! Qualcuno ogni tanto mi chiede ancora il perché di questo strano nome, e credo che la questione meriti qualche riga a proposito.
La scelta di chiamare Dàmaris questa Associazione é stato a parer mio un vero e proprio colpo di genio di uno dei fondatori, anche se - lo confesso - inizialmente io stesso ero un po' scettico, data la scarsa notorietà delm personaggio di Damàride. Col passare del tempo mi sono invece reso conto che forse non esiste nome più appropriato per questa Associazione.
Il nome di Dàmaris (o Damàride) appare una sola volta nei Vangeli, la si può trovare negli Atti degli Apostoli quando Paolo, recatosi ad Atene, pronuncia il suo discorso all'Areopago.

...Paolo, ritto in mezzo all'Areopago, disse: « Ateniesi, sotto ogni rapporto, io vi trovo grandemente religiosi. Percorrendo infatti la vostra città e vedendo gli oggetti della vostra venerazione, ho trovato pure un altare con questa iscrizione: A un Dio ignoto!
Quello che voi venerate senza conoscerlo, io lo annunzio a voi. Il Dio che ha creato il mondo e tutto quello che in esso si trova, essendo il Signore del cielo e della terra, non abita in templi costruiti con le mani, né è servito dalle mani dell'uomo, come se avesse bisogno di qualche cosa, egli che dà ad ognuno la vita, il respiro, tutto [...] In Lui infatti noi viviamo, ci muoviamo e siamo, come hanno detto alcuni dei vostri poeti: di Lui infatti progenie siamo.
Dunque essendo noi progenie di Dio, non dobbiamo credere che la divinità sia somigliante a dell'oro o a dell'argento. [...] Perciò Iddio non tollerando più i tempi di questa ignoranza, annunzia agli uomini che tutti e in ogni luogo devono pentirsi, perché ha fissato un giorno in cui a rigor di giustizia, giudicherà il mondo per mezzo di un uomo, che egli ha designato, dandone sicura prova a tutti noi col resuscitarlo dai morti ».
Quando intesero parlare di resurrezione dei morti, alcuni ci risero, altri dissero: « Di questo ti ascolteremo un'altra volta ».
Alcuni però si unirono a lui e credettero, fra i quali Dionigi l'Areopagita, una donna di nome Damàride ed altri con loro.
(Atti 17, 22 - 34)

Anche chi non è credente potrà facilmente comprendere il messaggio che emana la figura di Dàmaris: è colei che non va via, colei che non segue la massa, è colei che crede in qualcosa di più delle divinità somiglianti a dell'oro, in templii costruiti con le mani, colei che canta fuori dal coro, assieme a pochi altri.
Non è facile credere in qualcosa che non luccica, non è facile rischiare di andare dove gli altri non vanno: il discorso funziona benissimo non soltanto per la fede dei primi cristiani, ma anche per quanto riguarda la cultura dei nostri giorni.

Certo, le difficoltà ci sono eccome, ma per il quarto anno consecutivo tutti gli appuntamenti di VenerdìMusica saranno gratuiti e aperti a tutti: è uno sforzo notevole, e senza alcun ritorno materiale. Forse questo è bizzarro ed insensato, oggi che impera il dio quattrino, e i messaggi ed i modelli che la società ci manda sono impietosamente materiali: se crei l'evento, se fai scalpore, se muovi le masse (e quindi i soldi), allora hai valore, indipendentemente dalla bontà di quel che fai, se invece non sei popolare, allora sei solo un visionario!
Viva il rock, dunque, viva l'ultimo album della star più fracassona puntualmente presente ad ogni fine telegiornale per soli scopi di cassetta (ma nessuno ha il buon gusto di scriverci "messaggio promozionale"?!), e la classica... dov'è?
Ma certo che c'è! C'è a mezzanotte, la domenica mattina alle otto, a capodanno col solito programma straussiano; oppure c'è quando fa comodo per qualche occasione particolarmente "in" col grande nome e tutti i posti riservati per i Vip!
Ma Dàmaris non è là, non è in mezzo al clamore, non è a fare "ciao" con la manina alle spalle dell'intervistato, non è presente all'evento di una sola sera, non le interessa di poterne parlare il giorno dopo.
Dàmaris è alla ricerca di qualcos'altro, di qualcosa di diverso che non finisca in un solo giorno, in una sola sera, Dàmaris è colei che cerca "continuamente" assieme a pochi altri. E direi che nell'arco di questi quattro anni, quei pochi non sono stati poi così pochi, e pochi non sono quelli che seguono la cultura in genere nel nostro Paese, ma vallo a spiegare a chi comanda...!
Così, per chi lo desidera, saremo ancora qui ad offrirvi delle serate alternative al clamore che ci circonda, senza impasticcarvi di pubblicità fra un brano e l'altro. Qui non troverete l'avvenimento di cui parlare per tutta la settimana, ma non troverete neanche dei muri: quello che avverrà qui dentro sarà a vostra disposizione, e nei limiti del possibile troverete sempre una mano tesa che vi accompagnerà.

Di questo dobbiamo ringraziare S. E. Monsignor Scatizzi e la sua grande sensibilità per Dàmaris, nonché la Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia che anche quest'anno ha creduto in noi, e il Tempio che da sempre ospita le attività ed offre una concreta collaborazione.

L'arte è la cosa inutile per eccellenza, non è vero? In realtà tutti sappiamo che serve a migliorare l'individuo e a far sì che egli a sua volta migliori chi gli sta vicino.
Il pubblico di VenerdìMusica è ormai un pubblico invidiabile: attento, critico, preparato e partecipe. Ho scelto di proseguire anche quest'anno con le note sui brani in programma, anche se in molti casi sono ormai superflue, ma voglio sperare che si aggiunga a questa piccola comunità sempre qualcuno che ha bisogno di essere preso per mano e avvicinato a questo mondo di suoni così lontano dal presente.
Vogliate prendere, come sempre, queste note come dei piccoli promemoria di ascolto perdonandomi le inevitabili omissioni e semplificazioni; io vi ringrazio a nome di Dàmaris per essere ancora qui, rinunciando alla comoda poltrona di casa e alle più facili serate tradizionali, e vi auguro una piacevole permanenza in questa piccola sala a fianco di tanti Damàride, Dionigi e di tanti "pochi altri".

Rodolfo Alessandrini



11 novembre 2001

Per niente allegro, ma con fuoco


Un lustro di stagione. Così doveva chiamarsi fino a due mesi fa questo consueto editoriale (io preferisco chiamarlo semplicemente prefazione), ed avrei voluto giocare sul doppio senso del termine “lustro” inteso come il traguardo di un quinquennio che taglieremo con questa nuova serie di appuntamenti, ma anche come il vanto di aver fatto qualcosa di buono in questi anni qui al Saloncino.
Poi da due mesi a questa parte tutto è cambiato, e volenti o nolenti siamo stati costretti a ripensare a quello che ci circonda, a quello che facciamo, a che futuro avremo.
Da anni sto dicendo che la musica classica è in crisi, ma non lo dico io, lo dicono i fatti e le cifre, lo dicono i negozi di dischi che hanno cessato l’attività, lo dicono le vendite di strumenti musicali colate a picco, lo dicono perfino gli spot pubblicitari televisivi in cui basta una stupidissima merendina per ravvivare una sala da concerto dipinta come uno squallido involucro di ammuffiti! Ma certo, una merendina piena di additivi e conservanti che va ad arricchire le tasche già gonfie di multinazionali (pre)potenti ed inquinanti val bene una cultura musicale per cui hanno dato la vita alcune delle menti più straordinarie della storia: la merendina vende, e la musica no! Il brano dello spot è goffamente in stile, ma il messaggio non cambia: ingozzatevi di dolci, riempitevi le vene di colesterolo, arricchite noi altri, seguite la massa e state lontani dalla cultura, che potrebbe farvi pensare!
Certo bisogna riconoscere che gli addetti ai lavori, i musicologi, gli esperti, i collezionisti di dischi e gli appassionati ci hanno messo del loro per assomigliare a quel mondo sgretolato da un morso ad una cialda croccante, ci hanno messo del loro per apparire pedanti, saccenti, antipatici e respingenti! E non dite che qui al Saloncino non abbiamo fatto di tutto per allontanarci da quello sciagurato modello! Detesto con tutto me stesso quella merendina, ma se serve a far riflettere qualcuno su questo... si accomodi anche lei ad imbottirci di cioccolata!
Il problema è che tutto questo succedeva già il 10 settembre scorso, e il deterioramento stava già avvenendo da più di un decennio e non solo in Italia, anche se qui siamo sempre velocissimi ad adeguarci ai voleri del dio quattrino; e non succedeva solo per la musica, ma occupiamoci esclusivamente di questa.
Due mesi fa, dicevo, stavo lavorando a questa prefazione, cercavo le argomentazioni per spiegare di nuovo il senso degli incontri e di ciò che avremmo fatto in questi venerdì, e confesso che mi sentivo come una sorta di Don Quichotte ad intraprendere una lotta impari qui al Tempio, al di fuori dei budgets di altre realtà musicali (non solo quelle miliardarie del rock), le cui briciole ci consentirebbero di campare per anni ed anni. Tutta la Stagione “VenerdìMusica” costa mediamente quanto un solo concerto di altre più blasonate ed altere stagioni italiane (e non sto parlando neanche delle più ricche), non vuol essere “in”, tanto è vero che non c’è mai stato alcun biglietto e oggi, si sa, quello che non costa non vale! Insomma mi sentivo a lottare contro l’evidenza di una realtà di pietra, in cui con pochi soldi e pochi effetti speciali dovevo convincere qualcuno a venire qui.
Sì, lo confesso senza timori, un po’ di ragionevoli dubbi cominciavo ad averli a furia di vedere la musica trattata novantanove volte come spazzatura e “usata” una volta con l’ausilio di grandi nomi e fior di quattrini a creare l’evento mondano. E confesso anche che cominciavo a mandar giù sempre meno volentieri le lamentele e gli appelli accorati di maestri più o meno illustri che guadagnano fior di bigliettoni per ogni serata e girano su bolidi fiammanti in favore di un’arte che sta diventando sempre più elitaria, oligarchica e antidemocratica, alla faccia di tutti quei bravissimi giovani che sono costretti a smettere di suonare perché non hanno soldi o appoggi per imporsi!
Ma non avrò sbagliato tutto, mi chiedevo, a somministrare l’ultimo ossigeno ad un genere musicale in agonia, a trovarmi lì a contare ogni volta quanti spettatori ci sono per mettere dieci sedie in più o in meno? Ci sarà ancora qualcuno che continuerà a prendere l’automobile con lo spettro di non trovare più il parcheggio sotto casa al ritorno, che continuerà a rinunciare al comodo sceneggiato televisivo in pantofole, o che si perderà la navigazione in rete serale o chissà a cos’altro, per venire al Tempio ad assistere a qualcosa che è completamente fuori mercato, che il giorno dopo non potrà nemmeno raccontare ai colleghi di lavoro?
In questi dubbi stavo naufragando ai primi di settembre osservando il progressivo degrado di questi valori, e poi dopo l’11 settembre qualcosa è cambiato.
Inizialmente ho temuto che tutte le conseguenze materiali ed economiche di quella terribile tragedia avrebbero portato la morte definitiva della musica, che già era agonizzante e che sarebbe stata immancabilmente defraudata anche di quella poca linfa vitale che le aveva consentito fino ad allora di sopravvivere, ma col passare dei giorni ho cambiato radicalmente opinione.
Sì, è paradossale, ma forse è vero che toccando il fondo non si può che risalire, e temo proprio che in questo periodo il fondo lo abbiamo toccato.
La storia non ammete mezzi termini e non fa caso alla moderazione, cataloga e mette in vetrina solo i due estremi opposti: le atrocità e le guerre da una parte, e le testimonianze più alte del pensiero e dell’arte dall’altra; quello che sta in mezzo rimane, ma bisogna andarlo a cercare con molta attenzione. Quindi sui libri troveremo in neretto i luoghi dei vari massacri, i nomi di generali e capi di stato, le date di scontri e battaglie; i giornali che ci rimarranno impressi saranno quelli che ci hanno parlato di crimini, di barbarie e di morte, in ogni tempo.
E dall’altro lato cosa serberemo del tempo che fu? L’esatto contrario, l’amore, la sofferenza, la sensibilità, il volo delle menti più straordinarie verso le più profonde filosofie, verso i segreti del suono, della parola e dell’immagine, e tutte queste cose verranno racchiuse in un solo scrigno, che convenzionalmente chiamiamo “Cultura”. Qui ritroveremo gli uomini e la loro anima, qui ritroveremo il loro pensiero, il loro sentire, il loro vivere per un mondo migliore e il loro messaggio all’umanità. E non ci saranno bombe o sterminî a metterli a tacere!
Ecco perché adesso più che mai sento di dover continuare, di dovervi chiedere ancora di rinunciare al collegamento ad Internet per venire qui a collegarvi con le menti e le anime di compositori scomparsi da più di un secolo che rivivono attraverso la loro musica. Ecco perché qui continueremo ad essere impopolari e a sfidare il Festival di San Remo con le 32 Sonate di quel Beethoven che ha resistito alle guerre, agli sterminî delle pagine più nere della storia, e rimane ancora simbolo di speranza e di futuro col suo Inno alla gioia. State pur certi che le merendine che ora incassano molto più di Beethoven, fra qualche anno spariranno per sempre dalla nostra memoria stritolate da altre con cioccolato più dolce e cialda più rumorosa, ma Beethoven rimarrà con noi fino all’ultimo respiro del mondo.
Ora più che mai la cultura è il nostro passato e il nostro futuro, ed è l’unica risposta che possiamo dare all’11 settembre, al 7 ottobre e alla violenza piena di menzogne che dilaga nel mondo. Ed è proprio il momento della musica, l’arte che non conosce barriere di lingue, di razze, di religioni, di tempo, di ideologie!
Adesso quella cultura così noiosa, superflua e in crisi di spettatori (o meglio di consumatori), è divenuta improvvisamente un bene di prima necessità, e anche se i più (e soprattutto i più potenti) ancora non lo hanno compreso, dovranno presto aprire gli occhi, prima che sia troppo tardi.
Quanto a VenerdìMusica... non cambierà niente, continuerà ad essere quello che è da cinque anni, ma sarà un po’ più attuale di prima.
E ringrazio chi da prima ci ha creduto: il nostro Vescovo, il Tempio e lo sponsor che appare sul nostro materiale divulgativo, e naturalmente voi che ci seguite e remate ogni venerdì contro corrente. Continuerò a raccomandarvi di non perdere gli altri concerti e le altre attività musicali che il territorio offre, perché non concepisco concorrenza nella cultura e confido che le persone colte facciano lo stesso. Continuerò ad offrirvi un modesto aiuto all’ascolto con le note-promemoria sui brani eseguiti, ausilio che quest’anno ho dovuto un po’ ridimensionare per mancanza di tempo e di spazio, e di questo mi scuso.
Non ci rimane che fare tutti la nostra piccola parte, e divulgare per quanto possiamo un messaggio di crescita e di valori, basta poco. Basta dare ai nostri figli qualche merendina in meno e un po’ di cultura in più, magari confezionata in maniera gradevole e gioviale, in modo che quando saranno loro a muovere le leve della società abbiano la struttura giusta per farlo nel modo migliore.
Altrimenti i morti di New York, di Kabul e di tutte le nostre guerre non saranno serviti a niente.

Rodolfo Alessandrini, 11 novembre 2001


2002

Fatemi un'altra domanda

Ma guarda un po’ chi si rivede!
Da qualche mese, a chi mi incontra e mi chiede “come va?” sto rispondendo: “fatemi una domanda di riserva”! Con questo non voglio dire che “va male”, perché sarebbe un insulto a chi veramente soffre per questioni personali, di salute, o più semplicemente perché non appartiene a quella ristretta isola felice di “civiltà” che permette di preoccuparsi dell’andamento delle borse o della manutenzione dell’automobile anziché dei bisogni primari. “Fatemi una domanda di riserva” è una risposta a metà fra la battuta e la verità, nel senso che realmente non so dire come le cose stiano andando, e soprattutto in che direzione stiano andando. “C’è grossa crisi” diceva uno dei più riusciti personaggi televisivi di Corrado Guzzanti, mentre era impegnato a chattare nell’Internet; e non vorrei fare lo stesso io, magari in veste seria… per carità! Sto “scrivendo” a “casa” mia al “computer” un articolo per una stagione di “concerti” che si svolgono dopo “cena” e ai quali mi recherò con la mia “auto”… ma dov’è questa crisi?

The day before
Crisi o non crisi, è evidente che qualcosa sta cambiando, e non c’è nulla di strano perché è il processo naturale della storia; però il cambiamento anche piccolo che va ad intaccare le nostre sicurezze, le nostre radicate piccole abitudini di confort, che mette a repentaglio la tranquillità del nostro viziuccio di fumare, della nostra settimana bianca, del cambio selvaggio dell’autovettura ogni venti mesi, in breve del nostro bisogno ormai fisiologico di spendere, ci fa un po’ paura!
Ma da cosa siamo veramente intimoriti? Abbiamo forse paura del ritorno di incomprensibili guerre strumentali dalle potenziali conseguenze raccapriccianti? No, mi pare che nessuno creda ancora ad un prossimo “Day After”, invece ci prepariamo tutti a seguire comodamente la guerra presentata dalla vivace grafica dei telegiornali della sera mentre siamo intenti a sorbire la nostra minestrina.
Credo invece che abbiamo proprio paura di non avere i soldi per tutto quanto ci è imposto! Ho perso il conto di quante volte ho assistito negli scorsi mesi a sconcertanti cadute di stile anche da parte di persone di valore proprio a causa del difficile momento economico. Siamo tutti più nervosi e meno disponibili, fateci caso!

E diamoci un taglio!
Dunque se mancano i soldini dobbiamo tagliare certamente qualcosa!
E di cosa potremmo fare a meno? Del cibo? Figuriamoci! Anzi ho letto da qualche parte che gli italiani si consolano al ristorante! - E allora dei vestiti? Ma andiamo! - L’automobile? Vogliamo rovinare l’Italia? - Il cellulare, il computer, la tecnologia? Ma stiamo delirando?
Suvvia, da che mondo è mondo sta lì proprio per essere tagliata: la cultura! Quella sì che si può eliminare: teatri, concerti, balletti noiosi, libri (quei cosi di carta che vengono a volte allegati ai CD Rom), che servono soltanto a tenere in vita una massa di intellettuali ammuffiti!
State sicuri che chi ci amministra (dall’alto fino al basso) sarà più o meno in linea con questa scelta!

Vi vogliamo fregare…
Bene, in questo gradevole e fertile clima noi di Dàmaris siamo tornati ancora come una fastidiosa zanzara mattutina ad offrire (che strano verbo!) dei concerti gratis a chiunque voglia assistervi.
Son quelle cose che ti lasciano un po’ perplesso: ma dove sarà l’inghippo? Eppure ormai son sei anni che questi di Dàmaris stanno lì, e non vogliono soldi, e neppure durante l’intervallo ti vendono niente… non sarà mica che una di queste sere magari prendono tutto il pubblico in ostaggio e chiedono un mega riscatto per far pari?

Signori, ecco il conto!
E allora qualcosa stavolta ve la chiediamo! La crisi su cui prima ho tanto scherzato c’è davvero, e qui (come dovunque si faccia della cultura) si crea una improduttività economica. Tutti abbiamo più cose da fare e meno tempo a disposizione: io per primo e me ne scuso, spiegando così il perché di questo inizio così ritardato della stagione VenerdìMusica. Abbiamo bisogno di aiuto, e sarebbe facile ridurre il tutto ad una colletta, ma non risolverebbe che i nostri immediati problemucci materiali.
Abbiamo bisogno dell’aiuto morale, umano, e a volte anche di quello pratico, ma non vi chiederemo quello venale! Abbiamo bisogno, invece, delle vostre voci per diffondere la notizia dei concerti, abbiamo bisogno delle vostre parole per convincere nuovi amici a venire qui al Tempio e non solo qui, abbiamo bisogno di sentire che quello che facciamo serve a qualcosa, anche se va contro corrente.
Dunque se pensate che iniziative come questa debbano continuare, adesso è il momento di dimostrare che ci siamo e che siamo tanti a volere qualcosa di meglio della nostra TV pattumiera!
Spintonate gli amici fuori di casa, convinceteli ad andare a teatro, a fremere insieme agli attori, a sentire la musica dal vivo, a gustare il suono che si produce lì vicino e proprio in quel momento, e portateli dopo a discutere davanti ad una birra se è stato bello, se si poteva far meglio! Svegliate dal torpore tutti coloro a cui volete bene, attaccate come degli untori la malattia della curiosità: ce la possiamo fare!!

Troppo retorico?
Sì, avete ragione, macché sviolinate! Basta con queste scuse vecchie e banali come la diffusione della cultura, l’alternativa al vuoto di contenuti della TV, ci vuole qualcosa di concreto, di produttivo, per giustificare tanti soldi sprecati per i teatri, per le mostre e via dicendo!!! Altrimenti che cosa ci stiamo a fare anche noi con questi concerti di musica classica?
Bene, allora prendiamo un po’ di numeri: quelli li capiscono tutti. E dire che la matematica è la materia in cui statisticamente il rendimento mondiale è quello più insufficiente!
Ogni fine settimana il telegiornale ci presenta un vero e proprio bollettino di guerra: sono le decine di morti e di feriti irrimediabilmente segnati per tutta la vita, vittime degli incidenti stradali. Le cifre sono veramente impressionanti (molte guerre annualmente fanno meno vittime). Molti di questi incidenti coinvolgono ragazzi spesso giovanissimi che escono ad ora tarda dalle discoteche. In queste discoteche i ragazzi vengono letteralmente anestetizzati da un genere di “musica” con ritmo ossessivo e somministrato a livelli di decibel indubbiamente dannosi, per non parlare del “resto” in pillole e dei gravi danni cerebrali permanenti che può causare!! Eppure nessuno fa nulla. Del resto cosa sono poche vite di fronte all’immenso business di quei locali?
Per i più sfortunati i danni possono essere immediati ma, come nel caso del fumo e della droga, per tutti gli altri la realtà sarà molto più subdola e si svelerà in là col tempo, quando non ci sarà più rimedio: danni all’udito a partire dai quarant’anni e molti altri disturbi che però non verranno con certezza a tutti e da cui ognuno spererà di non essere colpito, proprio come dal fumo. Eppure nessuno ha ancora messo un enorme cartello all’ingresso delle discoteche: “nuoce alla salute”!
Attenzione, io non sono contro le discoteche, ma semplicemente contro le esagerazioni, e oggi le discoteche sono esagerate.
Se è retorico parlare di prevenzione, di educazione dell’orecchio, di miglioramento della qualità della vita futura, forse il discorso sarà recepito meglio sotto quest’altro aspetto: una società con una percentuale eccessiva di sordi e di rintronati disabituati al dialogo avrà un costo altissimo per tutti! I nostri contabili sanno bene che siamo la nazione col maggior numero di anziani.
Chissà se i responsabili degli Enti pubblici e privati al momento di destinare i fondi per la cultura hanno mai guardato il problema in questi termini!?
Se con la crisi contano soltanto i soldi, può bastare questa come ragione per proseguire una stagione di concerti? E qui rinnovo il mio grazie a coloro che ci sostengono materialmente, e da prima della crisi!

Meglio la retorica
VenerdìMusica, come molte realtà culturali del nostro Paese, è appesa ad un filo: oggi esiste grazie ad una complicata serie di equilibri, ma domani potrebbe non esserci più. VenerdìMusica è qualcosa che non credo debba servire a me o a qualcuno in particolare, ma credo che debba essere qualcosa di vostro, di voi che le volete bene e che passate i Venerdì al saloncino. Ormai mi rendo conto che si è creato un pubblico di amici che si ritrova, e lo si percepisce dal vivace brusio che rallegra i momenti precedenti ai concerti e gli intervalli. Che ne direste di avvicinarsi ancora di più e di invitare altri amici? Più siamo e più contiamo! E sarei felice se fossimo anche in compagnia delle altre realtà musicali del territorio, che continuo ad esortarvi a frequentare.

Ma pensa!
Ricordo che all’inizio della prima guerra del Golfo (e allora francamente c’erano molto, ma molti meno rischi) i supermercati italiani vennero letteralmente svuotati per timore di tempi duri: allora ero un ragazzo e la cosa mi colpì molto. Oggi ci risiamo e, anche se la speranza è l’ultima a morire, temo che ci aspetti un periodo molto difficile, e non per i supermercati vuoti. Certo, le nostre difficoltà future forse sarebbero un lusso inarrivabile per i tanti meno fortunati di noi, ma credo proprio che nei prossimi mesi la cosa che saremo costretti a fare più di ogni altra sarà riflettere.

Ce la faremo?
Per riflettere ci vogliono punti di appoggio: ci vuole memoria, coscienza, capacità di analisi, perché bisogna considerare quello che è già successo in passato per fare le giuste scelte future. I libri e le arti possono aiutare molto: assumeteli tranquillamente per una serata intera, se vi ferma la Stradale sarete immuni anche alla prova del palloncino!
Ma non illudetevi: con Dàmaris e con VenerdìMusica non risolveremo nulla, però potremo iniziare tanta gente al mondo dell’arte, già che da noi è gratis, e saremmo davvero contenti se in seguito questi novizi proseguissero grazie a questo piccolo input.
Ce la faremo?
Fatemi un’altra domanda.

Rodolfo Alessandrini, 15 gennaio 2003


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Alcune riflessioni sui programmi


Non è soltanto per mancanza di tempo che quest’anno ho scelto di non redigere le consuete note sui brani in programmi di sala. Da lungo tempo non si sente più sbagliare il momento dell’applauso qui al saloncino, e con grande piacere ho notato che l’entusiasmo del pubblico è sempre direttamente proporzionale alla qualità del concerto. Sto dicendo, in poche parole, che sono lusingato che un pubblico così competente venga ogni settimana ad ascoltare i concerti di VenerdìMusica.
Il tempo dell’alfabetizzazione compiuta da Norberto Capelli (che tornerà presto fra noi), col saloncino gremito ad apprendere la struttura della forma-sonata, è ormai lontano e si può dire che la missione è compiuta, almeno per gli ormai abituali amici di queste serate. Mi sembrerebbe davvero superfluo ogni volta che si suona Chopin dover riscrivere chi e cosa fu costui per il pianoforte... Magari nel caso degli autori e dei brani poco suonati, la cosa potrebbe essere ancora utile, ma attenzione! Nessuno si senta in difficoltà: se son proprio autori strani devo anch’io, come tutti, andare a vedere chi sono e cos’hanno fatto; ho ricevuto più di una volta telefonate di critici e giornalisti che avevano difficoltà a reperire anche solo le date di nascita e di morte dei compositori dimenticati che dovevo presentare in concerto col mio Duo.
Dunque preferisco dire (o far dire agli esecutori) due parole dal vivo laddove sarà necessario, e cominciare un rapporto nuovo fra pubblico e VenerdìMusica, dinamico, divertente, in cui vi invito ad entrare senza timori. Pensate come sarebbe più bello poter chiedere qualcosa direttamente agli interpreti, dialogare con loro, metterli a proprio agio e conoscerli meglio! Chissà se piano piano non arriveremo a farlo?
A questo punto bisogna riflettere un po’ sul futuro, dato che qui al saloncino cominciamo ad essere tanti in grado di poter capire ed apprezzare la musica! Non sarebbe niente male se ripercorressimo i nostri passi e proponessimo di nuovo, parallelamente ai concerti, anche una guida “base” all’ascolto; e ancor meglio sarebbe se ognuno di noi vi portasse un amico, un parente, magari un figlio o un nipote, assistendolo anche a casa con la propria esperienza o il prestito di qualche disco…
O altrimenti potremmo fare tutt’altro, e magari potremmo deciderlo tutti insieme! Io vi chiedo soltanto di portare gente nuova, meglio se novizi, non ancora contagiati dal “virus” della Musica.

Flauto, chitarra e fior di pianisti
Ben quattro flautisti e sette chitarristi figurano nel programma di quest’anno, assieme ad uno straordinario trio d’archi, all’amico clarinettista dei nostri venerdì, Bandieri, e ai consueti pianisti, quest’anno davvero eccellenti: un Premio Busoni (Laneri), il Direttore del Mozarteum (Lang), un Premio Abbiati (Damerini), un Master di Montecarlo (Baglini) ed altri nomi di grande rilievo assieme ad una prodigiosa bambina di 10 anni. Un gradito quanto prestigioso ritorno di Piero Rattalino chiude il cerchio.
Il motivo conduttore di questo bizzarro cartellone è la convivialità. In programma c'è tutto quello che "non" si dovrebbe fare! Il grande pianista sul piccolo pianoforte a mezza coda, il piccolissimo pianista di dieci anni in concerto, il pianista che parla e che imita i colleghi, il concertista che suona i generi "leggeri".
Alcune "provocazioni" sono volute, altre sono venute da sole, in nome di una gioia e di una piacevolezza che la musica troppo spesso non riesce più a dare in sala da concerto, sciaguratamente battuta da partite di pallone, vani messaggi-chat e pellicole inguardabili.
Per adesso terremo i gomiti sulla tavola, per mettere a proprio agio tutti i commensali; poi col tempo torneremo ad usare i tre bicchieri nel giusto modo.
Comunque sia sarà una stagione nel segno del divertimento, senza mai dimenticare i valori.
Troverete quindi chitarristi che suonano Vivaldi e anche musiche proprie, flautisti che suoneranno musica da film, pianisti che suoneranno parafrasi da opere e via dicendo. Ma se trasgressione dev’essere, è necessario che accanto ad essa vi sia la tradizione a far da contrasto, col recital canonico nella migliore delle abitudini.
Dunque nient’altro che la realtà: da molti anni in sala da concerto sono entrati usi e costumi proibiti in precedenza, e sarebbe anacronistico non tenerne conto, specie in un momento in cui un’aria troppo altera e sprezzante rischia davvero di dirottare il poco pubblico rimasto verso altri lidi di minor valore ma di ben altra attrattiva!
Basta imparare dai ragazzi, e far caso a cosa dicono di solito dei concerti di musica classica (e in particolare del suo ambiente). Udite udite e perdonate la parola: dicono che è roba “pallosa”!

Amarcord
Ricordo ancora come fosse ieri che da ragazzino, in estate, mi portarono ad ascolatre un concerto di Severino Gazzelloni, che alla fine come bis suonò una sua trascrizione di Michelle dei Beatles, cosa che all’epoca era davvero poco usuale. Accanto avevo una signora non più giovane che alle prime note dei baronetti si alzò indignata commentando a voce neppure bassissima con un “dove andremo a finire?”.
Povera signora: lei in quel momento pensava di salvare la musica dalle barbare invasioni extracolte, e non si rendeva conto che invece era proprio lei che la stava avvelenando!
Non mi pare che oggi ci sia un ricambio naturale a quel pubblico di anziani che vent’anni fa seguiva alla lettera le opinioni del critico e si sforzava di accettare quello che non capiva; anzi, mi pare che nei teatri le loro poltrone rimangano spesso vuote, e a volte mi verrebbe voglia di metterci un mazzo di fiori, in memoria di un pubblico che non c’è più!
Non ci sono più i melomani con le sconfinate collezioni di dischi, che si incontravano a concerto e facevano pelo e contropelo ai più grandi interpreti, magari tirando qualche bello sfondone, ma riempiendo di musica un’intera hall, non sono più lì ad aspettare il commento del critico per prender posizione, loro che infondevano una personalità alla sala, che facevano respirare all’artista che si esibiva l’importanza di esser lì davanti a un pubblico! Oggi sì, c’è rimasto qualcuno, ma son casi particolari: guardate quanti negozi di dischi hanno chiuso!
E gli studenti? Non sono mica decrepito, vent’anni fa ero studente anch’io e quante code e quante battaglie ho dovuto fare per accaparrarmi uno dei pochi posti riservati a noi del Conservatorio per pochi spiccioli dai teatri fiorentini! E una volta riusciti ad entrare noi ragazzi venivamo ammassati nel loggione dove, non sempre in silenzio, ascoltavamo e seguivamo tutto quanto passava sul palcoscenico.
Oggi non vedo più la maschera andare a redarguire gli studenti di musica troppo rumorosi; vedo qualche studente, ma anche loro son casi particolari!
Del resto VenerdìMusica non sarà la stagione più bella del mondo, ma anche qui ci sono stati dei bravi musicisti e tanti bei concerti! Eppure metà delle nostre serate in sei anni sono un numero più grande degli studenti di musica pistoiesi che son venuti ad ascoltare!

Mea culpa
Io credo che stia a noi addetti ai lavori far qualcosa di diverso, o almeno presentarlo e condurlo in modo diverso! Credo che dovremmo sentirci meno divi e più missionari, credo che dovremmo pensare più a chi ascolta che a chi suona, credo che dovremmo valutare con molta attenzione la realtà: noi musicisti stiamo facendo morire la Musica! E’ il nostro integralismo che la fa morire, la nostra rigidità in nome di usi e costumi del passato, il nostro bisogno di dimostrare sempre qualcosa.
Hanno ragione i ragazzi: siamo “pallosi”!
I pianisti entrano sul palco con aria superiore, senza preocuparsi minimamente se quello che suonano è adeguato al pubblico in sala o se sarebbe meglio cambiare repertorio o dare qualche aiuto; se qualche spettatore appalude fuori tempo viene guardato peggio di un pedofilo; per strappare l’applauso o il sorriso di un collega, un interprete deve fare l’esecuzione del secolo! Ma andiamo… Se proprio vogliamo stare sul piedistallo ci sono i cubi delle discoteche, dove almeno c’è un bel vedere!
Non so ancora bene come, ma dobbiamo cambiare strada e modificare un po’ quelle piccole rigidità e sostituirle con altre usanze che possano servire a rendere gli ambiente più gradevoli.
Ecco il perché di qualche scelta bizzarra e soprattutto il perché di una conduzione quasi familiare delle serate. So anche che alcune persone “in” non frequentano questi concerti proprio per queste trasgressioni, ma io confido che prima o, poi si sentiranno “out” e avranno voglia di essere accolti con simpatia in questo saloncino dei cambiamenti.
Cambiando si sbaglia, e mi scuso se non sempre azzeccherò la provocazione delle serate più “trasgressive”, però è anche vero che sbagliando si impara! E io non so: imparo continuamente.
Io l’ho presa con spirito di ricerca, e credo che ci potremo divertire. E se ci divertiremo avremo nuovi amici.

Rodolfo Alessandrini


2003

Al contadino non far sapere

Fra tutte le preoccupazioni dei nostri giorni la musica sembra proprio essere all’ultimo posto.
I nostri politici la nominano, quasi seccati, soltanto quando si fa cortesemente notar loro che la hanno ignorata, e allora prontamente ci rispondono che invece ci stanno pensando eccome, e che faranno a breve grandi interventi... D’accordo sarò anche ripetitivo, però sono decenni che non si muove niente, almeno non nella direzione giusta.
A volte mi domando se le persone abbiano una cognizione giusta di che cosa sia la musica. Me lo chiedo perché c’è una enorme contraddizione in termini fra la diffusione che hanno adesso i suoni e il rapporto che la gente ha con loro. E’ certamente vero che oggi nel nostro mondo di privilegi, rispetto ai secoli passati, la musica è parte integrante della vita di tutti: siamo costantemente inondati di musica e siamo costretti ad ascoltarla ovunque ci troviamo: in auto, nei supermercati, alla radio, alla televisione, al cinema, perfino mentre i nostri interlocutori telefonici ci mettono in attesa. Però può capitarci di tutto: possiamo trovare un bel rock duro nella sala d’attesa del dentista, possiamo trovare un Adagio di Mozart come sottofondo ad un film osé, oppure una melensa canzone di Sanremo nella reception della USL, il Preludio di Carmen sulla suoneria del telefonino o magari un bel corale di Bach a pubblicizzare la carta igienica, e noi non possiamo farci niente, quei suoni ce li dobbiamo sorbire così come sono. Ma questa overdose acustica ci fa bene davvero?
Facciamo un paragone alimentare: oggi che andiamo verso l’obesità tipica del modello consumistico, poniamo tutti un po’ più di attenzione non soltanto a quanto mangiamo ma anche e soprattutto a quello che mangiamo e a quando lo mangiamo, perché non occorre una laurea per intuire che lo stesso piatto di carbonara non ha le stesse conseguenze se ingerito a mezzogiorno o a mezzanotte, e che le stesse due dita di cognac non hanno la stessa valenza nell’immediato dopo cena o alle otto di mattina.
Invece continuiamo a bombardare le nostre orecchie di ogni sorta di suoni grassi, colesterolo ritmico, coloranti e additivi acustici senza preoccuparci minimamente delle possibili conseguenze su di noi.
E in questo coacervo di suoni, fatto di rumori dei motori degli autobus conditi con sottofondo di concerto grosso barocco, o di ronzìo del trapano del dentista mescolato a sottofondo dell’ultimo lancio del DJ di turno, qual’è la musica vera, quella più degna?
Se è degna quella che ci riporta la cronaca ufficiale dei telegiornali (comunque perennemente dopo le notizie sportive, perché gli sputi di Mihajlovic e le caviglie di Del Piero son sempre più importanti), la musica che conta è l’ultimo album commerciale dei nostri cantautori, che viene gabellato per notizia di cultura e invece è uno spudorato spot commerciale senza la scritta “messaggio promozionale” in basso. Oppure è il concerto del primo maggio, oppure Sanremo o chi per loro.
L’ altra musica, che sia classica, che sia antica, che sia jazz, che sia di ricerca, è la musica di pochi intellettuali rompiscatole, quegli individui strani, che non vanno a riempire gli stadi, a cui non si possono vendere gli ingressi quotidiani in discoteca e i telefonini troppo accessoriati. La musica “strana” però ci deve essere, perché ogni detentore del potere si rende conto di non poter spiaccicare nel muro come vorrebbe quella fastidiosa zanzara che ogni tanto viene a lamentarsi o a batter cassa, egli sa o intuisce che lì c’è un valore autentico, e infatti la fa sopravvivere alla meno peggio, nel ghetto delle trasmissioni notturne e delle proposte di nicchia.
Ma allora perché non si fa qualcosa di più?
Al contadino non far sapere quanto è buono il formaggio con le pere. Fin da bambino questo proverbio mi ronzava nella testa, ma ovviamente non riuscivo a capirlo, dato che da piccoli si tirano sempre delle conclusioni un po’ ingenue: e perché mai bisognerà tenere questo contadino all’oscuro di tale bontà? Non vorrà mica mangiarsi tutto lui, e poi quante pere potrà mai mangiarsi una persona sola?! E poi col tempo ho riletto questo proverbio sotto tante luci diverse. Oggi trovo che sia il più attuale fra i detti antichi: è bene che il contadino non sappia nulla, è bene che sia ignorante, che raccolga le pere, che produca il cacio e che non abbia cognizione di come utilizzarli, non sia mai che possano venirgli delle idee...
E la musica, più o meno coscientemente, altro non è che una pedina dello stesso perverso giochino.
Fa più comodo al sistema un consumatore medio con le orecchie educate, una cultura dell’ascolto, una cultura del volume dei suoni, oppure fa più comodo il consumatore medio di oggi?
Si sa, quando si compie un salto di qualità non si può più tornare indietro, neanche nelle piccole cose! Basta salire una volta con l’ascensore che le scale ci faranno sempre più fatica del dovuto, basta avere una volta l’auto col condizionatore e non possiamo più rinunciarci, basterà assaggiare per un breve periodo una cucina di qualità e non potremo più mangiare come prima... e questo meccanismo, nota bene, vale anche per il sapere!!! Eh già, una volta che si arriva a comprendere e ad apprezzare dieci, non ci si accontenta più di leggere, guardare e ascoltare cinque.
Come si farebbe, di fronte ad individui con una seria educazione dei suoni, a far rincoglionire tutte le sere un esercito di ragazzini con degli assordanti volumi in discoteca? Impossibile, non ci andrebbero, almeno non tutti i giorni, perché vorrebbero parlare e avrebbero anche altri interessi! Come si farebbe a vendergli tutto l’apparato commerciale che sta intorno alla musica di consumo? Impossibile, non si strapperebbero certo più i capelli per un imberbe divetto dai lunghi capelli femminili e una chitarra (per figura) fra le mani!
E come si farebbe, con un minimo di cultura, a creare una massa di ragazzi lobotomizzati, con i soli interessi del cellulare nuovo, del motorino, del giubbotto firmato, con l’unica attività di scaricare ore ed ore degli MP3 da Internet e senza la minima cognizione di quello che li circonda? Questi sono comodi, controllabili, facilmente impasticcabili, e oltretutto fra non molto saranno anche sordi!
Non sottovalutiamo la musica: può essere molto pericolosa! Meglio relegarla a pochi, dare il potere e l’immagine a qualche personaggio scelto e farla soltanto sopravvivere per facciata. Del resto basterebbe poco a farla “produrre”, perché il film “Amadeus” ha fatto vendere una vagonata di Requiem di Mozart, “Shine” ha fatto ascoltare il terzo concerto di Rachmaninoff anche a chi non aveva mai visto un pianoforte in vita sua, e basta uno spot pubblicitario perché un qualunque sconosciuto del settore musicale come il sottoscritto riceva una sfilza di telefonate e messaggi e-mail da persone di ogni levatura a chiedere: «cos’è quel motivo...?».
La musica venderebbe eccome, ma attenzione, il contadino non deve sapere! Altrimenti, per bene che possa andare, potrebbe cominciare a non comprare più... Teniamola lontana quindi dai bambini e dalla massa!
E i musicisti cosa fanno? I signori maestri fanno finta che tutto sia come prima, fanno finta che ci sia ancora il pubblico di vent’anni fa (che invece è dimezzato), fanno finta che si vendano gli stessi dischi di prima (e invece son meno di un terzo), in tre parole: fanno i divi.
Sento da più di un anno i docenti di conservatorio preoccuparsi di una sola cosa: la riforma! Parlano ore e ore preoccupati di perdere i privilegi del loro posticino di due giornate di lavoro settimanali con quasi cinque mesi di ferie pagate, posticino di cui magari si lamentano da sempre perché devono prendere un treno per recarsi in sede.
Io credo che potremmo tranquillamente chiudere tutti i Conservatori per cinque anni, perché ci sono già una quantità industriale di musicisti bravi e a spasso senza lavoro, e non c’è alcun bisogno di produrne altri.
Quello che manca, invece, è una operatività sociale da parte dei signori maestri: la loro discesa dal piedistallo e il loro aiuto concreto nel divulgare una cultura che sta agonizzando! Inutile avere i conservatori e le migliori accademie di perfezionamento se sta morendo il pubblico che ascolta i concerti! Anche chi oggi fa la vita del divo fra un palcoscenico e l’altro, domani potrebbe avere seri problemi, e mi chiedo se alcuni docenti di grido si sono fatti un’idea di cosa potrebbe succedere nei prossimi vent’anni alla musica se non ci rimbocchiamo tutti le maniche! Insomma, preoccupiamoci di chi ascolterà prima che di noi musicisti!
Coloro che oggi eseguono Beethoven in giro per il mondo, o che ne insegnano i segreti dello stile nelle cattedre più “in”, o coloro che scrivono le severe recensioni dei dischi o dei concerti e le biografie specialistiche, sarebbero contenti di sapere che fra 240 mesi tutto il loro lavoro, tutti i loro sforzi e le loro ricerche potrebbero non interessare più a nessuno? Fateci un pensierino: quanti del vostro pubblico saranno ancora lì?
VenerdìMusica ha ormai sette anni, e molti musicisti anche di nome hanno accettato di “scendere” dal piedistallo e di venire qui a suonare in una sala piccola, su un pianoforte a mezza coda, senza far notizia e magari scambiando qualche parola col pubblico.
Non credo che a questa stagione musicale sia da assegnare una nota di merito, credo invece che con le sue guide all’ascolto e le sue proposte particolari abbia fatto un percorso di cui c’è tanto bisogno anche altrove, soprattutto per il calore e l’atmosfera che ormai è presente qui nel saloncino del Tempio.
Il nostro Vescovo fin dagli inizi, e quest’anno in maniera significativa anche la Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia, attraverso la nuova Fondazione PROMUSICA, rendono possibile questa avventura contro corrente. Sono lusingato di veder fiorire qua e là i germogli di alcuni sementi gettati anche da noi, e ringrazio sentitamente i musicisti che hanno accettato ancora di venire qui fra amici a far musica con uno spirito diverso.
VenerdìMusica non cambierà: avremo ancora le stesse vesti, e forse qualcuno potrà rimproverarci di predicare troppo senza essere nessuno. Che dire? E’ vero, forse non conteremo mai niente, e non avremo forse mai i mezzi per imporci alla massa, cosa che peraltro non ci interessa minimamente, ma state pur certi che qui da noi un pezzo di formaggio e una pera gratis ci saranno sempre per tutti!

Rodolfo Alessandrini